CHIOGGIA MUSEO GALLEGGIANTE

PIZZI E MERLETTI

L'ARTE SOPRAFFINA DELLE MERLETTAIE DI CHIOGGIA

Se Burano è la capitale indiscussa del merletto, Chioggia può tranquillamente essere considerata quasi una “seconda patria” dell’arte merlettaia.

Nel 1800 esistevano nella nostra città addirittura undici ditte con circa 8.000 addette specializzate in questa manifattura. Un lavoro che però veniva svolto part-time, con ricavo davvero miseri e che veniva svolto dalle donne principalmente in calle o sotto i portici della calle se vi era cattivo tempo, tradizione che si è tramandata fino a pochi decenni fa.

Fin da bambine, le donne chioggiotte imparavano a fare i redìni e lavorare il tombolo, operando sui telèri, spesso anche di grandi dimensioni.

Le merlettaie chioggiotte erano finissime decoratrici che davano vita a ornamenti bellissimi anche per i paramenti sacri e per le vesti delle signore nobili. Le calli pullulavano di queste instancabili lavoratrici che fianco a fianco, chine con in mano il morèlo e la lenguèla intente a creare ricami con fiori, figure, foglie, usando semplicemente ago e filo, spettegolando di tutto e di tutti, arte dello sparlare che ancora oggi è ben presente in Chioggia, proprio per questo scelta dal Goldoni per le sue baruffe.

Il lavoro delle merlettaie è andato pian piano scemando con il passare degli anni. A fine ‘800 si contavano solamente 200 operaie e una delle industrie più in voga del settore era la ditta di Giovanni Tiozzo che aveva l’atelier in Calle Palazzo e filiali in diverse città del Nord Italia. A Pellestrina ad inizio Novecento si istituì una scuola di merletto con annesso museo ed un’altra scuola venne aperta a Chioggia, in Corso del Popolo dalle parti di Calle Biseghella, che rimase attiva fino anni ’20.

Dopo la seconda guerra mondiale il merletto rimase solamente un passatempo, portato avanti dalle nonne a ricordo di una tradizione oramai andata quasi esclusivamente perduta.